Blue

Mio padre sta di nuovo male.

Ha iniziato a ripescare pillole dal solito blister di qualcos-etina, la mattina si rifiuta di rimanere a casa ma alle otto e mezzo già vaga, si lamenta degli occhiali nuovi, che non lo fanno vedere; oppure inveisce contro l’otorino che non lo aiuta a sentire di nuovo bene.

Per contro, quando si taglia o ammacca, e viene a farsi medicare da me, ha un’aria diversa, se la prende con se stesso con fare abbattuto, quasi mortificato, e mi fa pena vederlo così.

Certo, so che il suo è un male ricorrente, che si può ripresentare. Possibile, però, che ogni volta io mi trovi più impreparata? Dovrei conoscere la situazione, ormai.

Invece, sento che mi manca la forza per aiutarlo, al contrario guardo mia madre, la vedo intenta a coccolarselo, preparagli ciò che ama per pranzo, accompagnarlo nelle piccole commissioni. E mi ritrovo ad ammirarla, ad indiviare la sua dedizione, la sua volontà. Certo, a volte si punzecchiano come Sandra e Raimondo, ma poi li vedo riappacificarsi di nascosto con un sorriso o un gesto scherzoso.

Io invece quando qualcosa non va mi incazzo senza motivo, rispondo male, mi isolo e magari mi metto a vagare a vuoto in rete. E piango. O tutte e due le cose. E mi sento sola. L’altro giorno parlavo con mia cugina, ramo-familiare-paterno, lei mi ricordava che è inutile nascondersi dietro un dito, certe patologie sono ereditarie, sono nell’aria. Mi dice di non fare la furba, che lei ha sempre trovato tempo e soldi per l’analisi, nel momento del bisogno. Io penso che non mi serva, in fin dei conti è solo un momento in cui ci sono troppe cose a cui pensare e troppa poca energia per adempiere alle incombenze.

Lei mi chiede dove andrò in vacanza e a me viene ripensare allo scorso Natale, a Zanzibar che per cinque giorni mi faceva solo piangere, tanto ero stanca e svuotata. E poi, quando ho iniziato a vedere il blu turchese del mare, il bianco splendente della spiaggia, è stata ora di ritornare al solito grigiore. Oggi sono di nuovo allo stesso punto, e chi me lo fa fare di passare ore e ore su un aereo, e poi giorni a guardare l’orizzonte senza sentire niente?

Esco. Vado al cinema, o a qualche lettura pubblica con la mia amica. Per qualche ora penso ad altro. Ognuno la prende come può, la depressione. Magari, decidendo che è solo colpa dell’ormone della tiroide, il cui dosaggio andrebbe aumentato. Potenza della suggestione: una piccola e mezza e non si piange più. Almeno per oggi. E’ vero, allora, quel che dice Woody Allen? "La psicanalisi è un mito tenuto vivo dall’industria dei divani".

Oppure, bisognerebbe attualizzare le citazioni. Ci starebbe bene un "Dio è morto, Michael Jackson è morto, e anche io non mi sento tanto bene".  

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4 commenti su “Blue

  1. … In effetti neanch’io stamattina sto troppo bene (ma è una battuta).

    Di fronte al dolore si è sempre impreparati, soprattutto se riguarda un familiare: ci si sente impauriti, confusi, spiazzati, incerti su cosa dire o come comportarsi. Credo che l’importante sia esserci, far sentire la propria presenza, per quanto inutili ci si senta. Per un malato questo è l’essenziale.

    E poi occorre aiutarsi a star bene, quanto più possibile, in qualunque modo: e se non c’è inventarsene uno. L’Eutirox non è la risposta, qualche volta neppure la psicoterapia: la risposta sta dentro di noi. E andare a caccia di risposte, o almeno provarci, non sarà hemingwayano però può risultare più interessante di una vacanza fatta tanto per farla. I viaggi più belli sono quelli interiori: un po’ accidentati, talvolta disagevoli, ma sempre utili.

    Un abbraccio.

    Pim

  2. Forza, non ti abbattere.

    Nel frattempo, ti propongo una “catena” : libri di cui consigliare la lettura durante l’estate, e che vorresti leggere.

    Dettagli da me.

    Ciao, ti abbraccio.

  3. piccic il said:

    Mi spiace molto. Capisco quanto sia difficile: talvolta basta una persona triste o pensierosa in casa perché scenda una cappa opprimente.

    Spesso la buona volontà di aiutare non trova i modi e i mezzi di concretizzarsi, o meglio – così pare; allora la cosa migliore è sempre presentarsi il più possibile sereni e (anche se fa male) sorridenti con la persona che soffre: se è intrattabile può essere davvero dura.

    Ma questo sforzo, questo sacrificio, è qualcosa che soffri “per”, qualcosa che ti viene strappato, ma solo se lo vuoi, e allora davvero stai mettendo amore in ciò che fai, anche se non lo senti.

    Provaci anche perché te l’ho detto io: tra ammiratori di Biz ci si intende… 🙂

    Sulla cultura psicanalitica non mi esprimo, è troppo stupida, e anche tutte le ramificazioni non si sono ancora affrancate del problema di fondo, a mio avviso.

    Sulla psicologia in generale a me pare vada riscoperta e usata in maniera trasparente, senza approcci “analitici” che mettono per forza di cose l’altro, il prossimo, a distanza, e distruggono ogni possibilità di comunione.

    Grazie del post comunque: ho imparato che anche Woody Allen ha detto qualcosa di sensato. 🙂

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